Un’opera d’arte a 2050 metri: la croce Perlo

3 Ott 2023 | Articoli e racconti, News & Articoli

Per gentile concessione di Beppe Leyduan del sito https://camoscibianchi.wordpress.com/ e dell’autrice dell’articolo Maria Giangoia ripubblichiamo questa interessante storia che risale esattamente a 100 anni fa. Era il 1923 quando Giuseppe Perlo perse la vita al Pian della Mussa. Buona lettura  

Un’opera d’arte a 2050 metri: la croce Perlo

Nel cuore del Pian della Mussa il ricordo di una tragedia avvenuta cent’anni fa

Testo di Maria Giangoia

I sentieri meno frequentati custodiscono sempre qualche ricchezza, spesso si tratta di bellezze naturali, ma talvolta sono invece vere e proprie opere d’arte, in grado di suscitare meraviglia sia per il loro fascino sia soprattutto per il luogo in cui sono collocate, ma capaci anche di emozionarci, con la narrazione delle passioni e dei sentimenti che ne hanno accompagnato la storia. Appartiene a questa categoria una raffinata e delicata croce liberty in ferro battuto, che si trova poco sopra Balme, a 2050 metri di altitudine, una vera rarità a queste quote, eretta in memoria di Giuseppe Perlo. Ero passata altre volte davanti alla croce, ma nello scorso mese di giugno la mia attenzione è stata catturata dalla targa posta sul basamento: quest’anno ricorre il centenario della sua scomparsa, è così nato il desiderio di saperne qualcosa di più sulla storia di Perlo e anche sulla storia della croce che gli è stata dedicata.

Le ricerche che ho svolto mi hanno permesso di comprendere meglio chi era Giuseppe Perlo e cosa gli fosse accaduto.

Per le feste di fine anno del 1923 fu organizzato a Balme, dal locale Ski Club, un fitto programma di competizioni: erano previste gare di sci, slitta, salto e bob. Tra le altre era molto attesa da concorrenti e spettatori la gara di fondo lunga 20 chilometri, oggi sarebbe definita scialpinistica, che prevedeva la partenza da Balme, salita al Pian della Mussa, canale d’Arnas, colle Tovetto, colle Tovo, Pian Gioè, Alpe Comba e arrivo ai Cornetti.
Si era iscritto a questa e ad altre gare anche Giuseppe Perlo, socio della Sezione di Torino del Club Alpino Italiano e appartenente all’Associazione Nazionale Alpini. Purtroppo non ci è pervenuta alcuna sua foto, di lui abbiamo solo la descrizione che ne fecero le cronache dell’epoca: “Era un uomo robusto, sui 35 anni. Alto, secco, dal volto sbarbato, dall’aria energica, sembrava un tipo inglese. Aveva il tratto signorile e garbato, l’aspetto simpatico e si era ben presto affiatato con la numerosa comitiva di appassionati della montagna.” (Gazzetta del Popolo, Torino, 1° gennaio 1924).
Perlo amava molto la montagna, che aveva conosciuto anche come coraggioso combattente nella prima guerra mondiale. Era nato il 16 maggio 1888 ed aveva partecipato al conflitto come capitano degli alpini, in guerra si era distinto per il coraggio ed era stato decorato con medaglia d’argento al valor militare per l’eroismo dimostrato al Monte Castelgomberto nel dicembre 1917.
Era anche un esperto sciatore, per partecipare alle gare in programma a Balme (1432 m; alta Val d’Ala, Valli di Lanzo) era partito da Torino la sera di giovedì 27 dicembre con l’ultimo treno per Ceres (704 m). Viaggiava da solo e, sceso dal treno, proseguì a piedi, nonostante ci fosse una forte tormenta, arrivando a Balme alle due di notte, ora in cui bussò alla porta dell’albergo Reale, il centro organizzativo delle competizioni.

Le nevicate e il vento forte continuarono nei giorni successivi, cosicché gli organizzatori decisero di rinviare la gara di sci di “fondo” in programma per domenica 30 dicembre al successivo martedì 1° gennaio, allo stesso tempo si determinò di tracciare comunque il percorso della gara di sci. La domenica 30 al mattino un gruppo di guide balmesi partì quindi per segnare l’itinerario di gara con delle bandierine rosse. Poco dopo Giuseppe Perlo decise di seguire le guide, per conoscere meglio il tragitto della gara. Quando i componenti del gruppo furono sul colle Tovetto, videro Perlo che procedeva nella tormenta: lo sciatore procedeva con sicurezza, aveva superato il Pian della Mussa e si accingeva senza problemi a salire anch’egli al passo del Tovetto, a questa vista le guide proseguirono tranquillizzate nel loro lavoro.

 Ravelli – Pian della Mussa invernale (1927)

Nel primo pomeriggio il gruppo di guide rientrò a Balme, ma verso le 15 il ritardo di Perlo divenne preoccupante, temendo che gli fosse accaduto un incidente, furono immediatamente organizzate le ricerche: meno di un’ora dopo partivano le squadre di soccorritori, composte da guide balmesi e soci del CAI esperti conoscitori del territorio. Partirono con le racchette ai piedi non potendo utilizzare gli sci a causa del sopraggiungere dell’oscurità, e a causa del forte vento non poterono neanche utilizzare le lanterne. Procedettero quindi al buio, nell’infuriare della bufera, urlando, nella speranza di essere uditi dal disperso, ripercorsero il tracciato di gara fino ad arrivare al colle Tovetto, ma non trovarono alcuna traccia utile, scorati rientrarono a Balme alle 2 di notte. Alla partenza dei soccorritori si provvide anche ad informare telefonicamente i familiari di Perlo: il fratello Alessandro con la sorella Antonietta, gemella di Giuseppe, partirono immediatamente in automobile e arrivarono a Balme nella serata per seguire da vicino le ricerche.
Il lunedì mattina, 31 dicembre, alle prime luci ripresero le ricerche, il vento era calato, restava solo un po’ di nebbia sulle montagne, ma la temperatura si era abbassata moltissimo. Si sospesero tutte le gare e le squadre di soccorritori furono formate inserendo anche alcuni concorrenti, oltre alle guide e ai soci CAI, in tutto partirono oltre 30 persone per perlustrare la zona più ampia possibile, controllarono anche tutti gli edifici dei vari alpeggi, verificando se Perlo vi avesse cercato rifugio dalla bufera. Grazie al miglioramento del tempo, qualche traccia lasciata dallo sfortunato sciatore era finalmente visibile, seppure interrotta a tratti dalla neve ammucchiata dal forte vento, i soccorritori seguirono queste impercettibili tracce lungo il percorso di gara segnato dalle bandierine rosse, raggiungendo il pian Saulera. Qui le tracce diventavano evidenti fino al punto in cui si era staccata una slavina, dove parevano scomparire. I soccorritori si convinsero che Perlo fosse stato travolto dalla neve e cominciarono a cercarlo utilizzando un’attrezzatura molto simile a quella usata ancora oggi per la ricerca, erano infatti muniti di lunghi pali da sondaggio, badili, picconi e corde. Si cominciò con i sondaggi, che durarono alcune ore, ma senza dare risultati, si procedette allora con i badili e le pale, spostando quasi per intero l’enorme massa di neve, le cronache dell’epoca parlarono di “una valanga sventrata”. Dopo quattro ore di questo sfinente lavoro, non venne alla luce alcun oggetto che segnalasse la presenza di Perlo sotto la slavina, i soccorritori allora ebbero il dubbio che le tracce trovate a pian Saulera non fossero le ultime lasciate dallo sciatore e che non indicassero il luogo preciso della tragedia. Partecipò alle ricerche a Pian Saulera anche il fratello Alessandro, che era ovviamente profondamente angosciato. I soccorritori decisero quindi di continuare a spalare la neve della valanga ma di riprendere al contempo anche le ricerche lungo il tracciato di gara. Un gruppo proseguì perciò seguendo le bandierine rosse e salì al colle Tovo, da dove si poteva controllare una vasta area e fu proprio qui che verso le 16 la guida Domenico Castagneri (Taròc) vide risaltare un punto scuro sulla neve, a poca distanza dall’Alpe Fontana, controllò meglio con il cannocchiale e gridò: “Perlo è là!”, si sorpresero tutti, nessuno immaginava che Perlo avesse percorso così tanta strada e che si trovasse a così poca distanza dall’arrivo, aveva infatti superato la parte più difficile e impegnativa del tracciato di gara, dopo poco sarebbe potuto scendere a pian Gioè, quindi alla Comba e raggiungere il traguardo ai Cornetti. Tutti concordarono nell’affermare che lo sciatore si era dimostrato un magnifico alpinista, uno sciatore capace, coraggioso e forte. Due soccorritori si staccarono subito dal gruppo e scesero al pian Saulera e poi a Balme per portare a tutti la notizia del ritrovamento. Gli altri raggiunsero la salma, a vederlo ebbero l’impressione che Perlo fosse stato fatto cadere a terra da un colpo di vento: il corpo giaceva supino, appena ricoperto da un velo di neve, con gli sci ai piedi, un bastoncino sotto la schiena e l’altro in mano, il volto sereno, i soccorritori affermarono che sembrava dormisse. Inizialmente si fece la supposizione che fosse morto di sfinimento e di freddo, ma presto ci si convinse che fosse mancato per un arresto cardiaco, perché la neve intorno al suo corpo non presentava alcuna traccia di spostamenti, segno inequivocabile di una morte istantanea. Il trasporto a valle fu complicato dalla tormenta che aveva ripreso a soffiare e dal fatto che i soccorritori non disponevano né di una barella né di una scala, mezzo talvolta usato per questi tristi trasporti, costruirono allora una rudimentale barella con alcuni rami di larice e con gli sci di Perlo. Il corteo arrivò a Balme dopo le 19, atteso dalla sorella Antonietta e da Alberto, l’altro fratello di Giuseppe, ma anche da tutta la popolazione di Balme e dai partecipanti alle gare. La salma fu deposta nella cappella del cimitero e fu vegliata ininterrottamente dai balmesi e dagli amici soci del CAI fino alla mattina di mercoledì 2 gennaio, quando fu trasportata a Torino per i funerali.

Giuseppe Perlo fu la prima vittima italiana della pratica sportiva dello sci, la sua morte ebbe una vasta eco. I funerali si svolsero giovedì 3 gennaio a Torino, e videro la partecipazione di tantissime persone: via San Francesco da Paola (al numero 31 era la sua abitazione) era affollata fin oltre via Mazzini da un lato e fino al corso Vittorio Emanuele dall’altro. Tutti coloro che lo avevano conosciuto vollero rendergli omaggio, in forma privata e in forma ufficiale: una Compagnia e la fanfara del 3° Reggimento Alpini, la rappresentanza del Comando dei Carabinieri, quella dei Combattenti, l’Associazione Alpini, il Club Alpino Italiano e lo Ski Club Balme, erano presenti anche molti sciatori, riconoscibili perché indossavano gli abiti caratteristici dell’attività sportiva. I giornali dell’epoca parlarono a lungo e molto approfonditamente di tutta la vicenda.

I familiari e gli amici fecero in seguito realizzare una bellissima croce liberty in ferro battuto e la fecero posare esattamente sul luogo del ritrovamento. Per molto tempo Antonietta Perlo ogni anno tornò a Balme per ricordare il fratello e ogni volta si faceva accompagnare fino alla croce sempre dalla stessa guida, Battista Castagneri (Titìn Cafè), ad ogni visita portava un nuovo mazzo di fiori di seta, con il quale sostituiva il mazzo dell’anno precedente. I balmesi ricordano i racconti della presenza costante di “tota Perlo” e della croce sempre abbellita da un mazzo di fiori. La disgrazia accaduta a Giuseppe Perlo colpì molto profondamente tutti gli abitanti e li coinvolse emotivamente, le ripetute visite della sorella Antonietta contribuirono a mantenerne vivo il ricordo. Questa vicenda è diventata parte della memoria collettiva di Balme e appartiene adesso ai giovani abitanti come anche ai villeggianti. La presenza della croce ha anche generato un nuovo toponimo, per tutti la zona da quel momento è infatti diventata “crous Perlo”.

Nei primi mesi del 1974 si verificarono nevicate eccezionalmente abbondanti, la grande quantità di neve provocò un’enorme valanga, che dalle pendici del Tovo scivolò fino a Bogone, dove distrusse alcuni edifici e la piccola cappella. Prima di travolgere Bogone, questa valanga danneggiò anche la croce Perlo, spezzandola quasi a metà. La parte rotta fu portata lontano dalla corsa della slavina e non fu più trovata, pareva essere perduta per sempre. Invece, alla fine degli anni Ottanta, Danilo e Fabrizio Alasonatti, mentre pascolavano le mucche nella zona Fountàna Cuverquià, casualmente la ritrovarono, quasi sommersa dagli ontani, e la risistemarono sul suo basamento, ricomponendo provvisoriamente il monumento.

Novembre 2022. La croce Perlo danneggiata. Siamo nei pressi dell’Alpe Fontana a 2050 metri (sentiero 219) sul versante N del Pian della Mussa. All’orizzonte si nota l’Uja di Ciamarella (3676 m)

La particolare raffinatezza della fattura della croce e la rarità di un’opera d’arte a queste altezze hanno fatto nascere in me un’idea che pareva impossibile da realizzare: che in occasione del centenario si potesse pensare ad un restauro, per restituire al territorio di Balme un oggetto unico per fattura, storia e collocazione, e alla memoria di Giuseppe Perlo il giusto omaggio. Grazie all’impegno e alla grande fatica di alcuni volontari è stato possibile trasformare questo progetto in realtà.
Ad inizio luglio Lorenzo Micheletta e Marco Gillio hanno rimosso il moncone dal basamento e preparato la croce per il trasporto con l’elicottero.

Il 7 luglio la Sezione del Cai di Lanzo Torinese ha iniziato importanti lavori di ristrutturazione del bivacco Molino, sopra Balme, utilizzando un elicottero per il trasporto in quota dei carichi pesanti. La presenza di Umbro Tessiore (per 20 anni Capostazione del Soccorso Alpino di Balme) ha permesso allo stesso elicottero di fare un volo in più per agganciare la croce e depositarla a Balme, era infatti indispensabile la presenza di un tecnico abilitato per queste operazioni.

La croce è poi stata portata nel laboratorio di Angelico Sibona, socio del CAI Lanzo e fabbro in pensione, che l’ha completamente smontata, riparata, restaurata e rimontata, restituendole la sua forma originaria.

Con Lorenzo l’abbiamo verniciata e imballata per il viaggio di ritorno, si dovevano infatti proteggere i delicati fiori centrali, che con le due corone di petali ricordano i narcisi, ma anche i viticci della base e la lamiera che la completa.

Il ritorno e la ricollocazione della croce sono stati possibili grazie al faticosissimo e complesso lavoro degli Alpini della Sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Alpini, che l’hanno portata a spalle. Il 13 settembre, giornata di tempo incerto e nebbioso, con gli alpini, Lorenzo e Umbro siamo saliti dal Pian della Mussa sul ripido sentiero che raggiunge il basamento, diversi sono stati i passaggi critici, ma l’attenzione e la determinazione di tutti hanno consentito alla croce di tornare al suo posto. Gli Alpini hanno poi ricostruito il piedistallo cementando le pietre originali. Nel momento in cui è stata rimessa al suo posto la targa ci siamo sentiti anche noi amici di Giuseppe Perlo, come quelli che gli resero omaggio cent’anni fa.

Si è infine svolta una semplice cerimonia venerdì 15 settembre a Balme, alla quale hanno partecipato tutti i volontari che con il loro lavoro hanno realizzato un progetto molto difficile, complesso, impegnativo e assai faticoso.

Desidero ringraziare tutti coloro che con grande generosità e preziose capacità di risolvere i problemi hanno reso possibile il restauro della croce: Lorenzo Micheletta perché senza di lui nulla sarebbe stato possibile, Umbro Tessiore per la disponibilità, la presenza costante e il supporto morale, Angelico Sibona per l’insostituibile lavoro di restauro, Alessandro Trovant, Massimo Berutti e gli Alpini per la parte più delicata, difficile e molto faticosa: il trasporto, Marco Gillio per l’aiuto nelle fasi iniziali, Silvano Colbertaldo per aver creato il collegamento con gli Alpini, Gino Geninatti per l’intervento dell’elicottero ma soprattutto per la fiducia nell’operazione, Ugo Tetti per la cortesia e la generosità.

Mi scuso per la qualità bassa di alcune fotografie, ma i pochi istanti disponibili e l’emozione hanno compromesso gli scatti.

Bibliografia e sitografia

  • Apollonia Castagneri, La croùs Perlo, Barmes news, n. 12, luglio 1999.
  • Gianni Castagneri, Il fascino della neve e dello sci, in: Nevi perdute, Lanzo Torinese, Società storica delle Valli di Lanzo, 2022.
  • Giorgio Inaudi, Bogone: storia di una cappella, di una Madonnina edi una valanga, Barmes news, n. 14, luglio 2000.
  • Maria Giangoia, Giuseppe Perlo: la croce ritrovata, Barmes news, n. 60, luglio 2023
  • Gazzetta del Popolo, Torino, annate 1924 e 1925.
  • La Stampa, annate dal 1923 al 2006.
  • Comunicato mensile ai soci, CAI Torino, annate dal 1923 al 1927.
  • Alpi occidentali : Bollettino del CAI Torino, annate dal 1927 al 1931.
  • Alpinismo : rivista mensile del CAI Torino, annate dal 1929 al 1937.
  • Rivista mensile del CAI, 1899, luglio, n. 7.
  • Archivio del Comune di Balme.
  • https://archiviodistatotorino.beniculturali.it/
  • http://www.comune.torino.it/archiviostorico/
  • https://www.ana.it/centro-studi/
  • http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/

 

N.B. Alla pagina https://camoscibianchi.wordpress.com/2023/10/01/unopera-darte-a-2050-metri-la-croce-perlo/#more-51405 del sito “I camosci bianchi” potete trovare un’ampia documentazione fotografica dei lavori di restauro e posa della croce

 

Escursione alla croce Perlo (2050 m) – Alta Val d’Ala – Valli di Lanzo

Note: con una facile escursione di circa 2 ore si può raggiungere la croce restaurata, dove si può sostare ricordando le vicende dello sfortunato sciatore, ma lo straordinario panorama che si apre intorno a noi ci risolleva subito lo spirito, siamo ai piedi di Rocca Tovo (2298 m), davanti alla stupenda vista dell’Uja di Ciamarella (3676 m; la montagna più alta delle Valli di Lanzo) e dell’Uja di Mondrone (2964 m), da un punto di osservazione insolito, il versante sud della valle, che ci fa scoprire scorci inaspettati. Questa escursione è un’eccezionale occasione per scoprire alcuni angoli meno conosciuti del territorio balmese e la presenza della croce restaurata diventa un ulteriore motivo di interesse e curiosità.

Partenza: Comune di Balme (1432 m; provincia di Torino); dopo la piazza, dove si può parcheggiare l’auto, si sale oltre il lavatoio (150 m circa dal parcheggio) e si imbocca il sentiero n. 217 a sinistra (freccia), si attraversa la cascata della gorgia e si prosegue verso sinistra, si seguono le indicazioni per il sentiero 217 fino all’alpe Pian Gioè (1958 m), dove si svolta a destra sul sentiero 219, poco dopo l’Alpe Fontana (2096 m), al bivio, si gira a destra verso la croce Perlo (2050 m); vedere cartografia (didascalia più avanti).

Si può anche fare un anello, tornando al bivio e riprendendo il sentiero 219 verso destra, in direzione del colle del Tovo, dal quale si scende a Pian Saulera e infine al Pian della Mussa, da dove si torna poi a Balme.
Poco consigliata la discesa lungo il sentiero che porta all’agriturismo La Masinà, si tratta infatti di una zona in cui la vegetazione cresce rigogliosissima, un percorso ripido e umido. Rinviamo a questo proposito al post “Il sentiero effimero“, qui pubblicato.
Questo sentiero dovrà essere nuovamente tracciato seguendo un percorso più fedele alla traccia originale.

Dislivello: 697 m.

Difficoltà: “E” (Escursionistico).

Tempo per la salita: 2 ore circa.

Periodo consigliato: da giugno ad ottobre, periodo che può variare valutando l’andamento climatico e le precipitazioni nevose

Segnavia: 217 + 219 + assente. Su tutto il percorso sono presenti bolli bianco-rossi, bandierine rosso-bianco-rosse , picchetti segnavia, ometti e cartelli (tabelle segnavia).

Cartografia: “Valli di Lanzo n. 8”, scala 1: 25000, edita da Fraternali Editori.

In giallo il percorso (traccia gps) per raggiungere la croce Perlo partendo da Balme. Elaborazione su carta digitale Fraternali Editore n. 8 (Valli di Lanzo). Cliccare sull’immagine per ingrandirla

Di seguito trovate la traccia GPS liberamente scaricabile, ma prima è fondamentale e necessario che leggiate la seguente dichiarazione di non responsabilità:

– la traccia non è da ritenersi in nessun caso precisa, è uno dei tanti strumenti che la tecnologia mette a disposizione per la divulgazione del percorso proposto;
– in nessun caso è tale da sostituire od integrare la conoscenza delle carte topografiche ed escursionistiche e non è sostitutiva dei tipici strumenti per l’orientamento in montagna;
– è importante per l’escursionista la conoscenza del funzionamento del proprio dispositivo GPS, il test del funzionamento con il file gpx scaricato da questo sito internet per verificarne preliminarmente la compatibilità e la fruibilità con il proprio dispositivo GPS. Sono questi prerequisiti essenziali per l’escursionista che intenda usare le traccia GPS scaricabile quale mero ausilio (e non già unico strumento di orientamento) per l’escursione qui descritta;
– in nessun caso si risponde dell’esattezza della traccia GPS scaricabile nel sito, né dei danni che possano derivare agli utenti e/o a terzi dall’utilizzo delle stesse;
– la traccia GPS disponibile nel sito ha il solo scopo di arricchire le descrizioni degli itinerari, ma in nessun caso sostituisce la conoscenza del luogo, la disponibilità delle mappe escursionistiche, la capacità di orientamento richiesti per programmare l’escursione, anche in rapporto alle condizioni ambientali e fisico-atletiche;
– la traccia GPS è da intendersi, pertanto, meramente quale informazione aggiuntiva e parte complementare della descrizione del percorso;
– la scelta di utilizzare le traccia GPS fornita nel sito ricade nella totale ed esclusiva responsabilità dell’utilizzatore.

Cliccare qui per la TRACCIA GPS:

https://drive.google.com/file/d/1tDH1_yRY5WhgVcT2TP1yxjYvCFLL6NrA/view?pli=1

 

 

 

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