La Rossa di Sea è una grande classica di scialpinismo partendo dalla Val d’Ala ma su Sea presenta una grande parete che si articola all’incirca in tre speroni
Su quello che scende dalla vetta è nata una via un po’ casuale, un’ascensione lontana e fuori mano eppure molto affascinante
in rosso la via Centrale, in giallo la via I Rossi di Sea, in verde la Grassi-Vittoni (tracciato dedotto dalla guida Cai-Tci), in azzurro la via Bonfanti-Morittu, in viola la Manera-Ribetti (tracciato probabile ma senza alcuna certezza)
PARETE: P.ta ROSSA DI SEA (2908m)
ALPI: GRAIE MERIDIONALI
VALLE: VALLONE DI SEA – VAL GRANDE DI LANZO
LOCALITA’: BIVACCO AQUILOTTO AL GIAS NUOVO (FORNO ALPI GRAIE)
l’accogliente bivacco al Gias Nuovo
VIA: VIA CENTRALE
APRITORI / DATA: L. ENRICO, M. ENRICO, D. MARGIOTTA ; 18-07-2020
ESPOSIZIONE: NO
SVILUPPO: 450m
DIFFICOLTA’: III/R3 – 6A+
MATERIALE IN POSTO: 1 chiodo
MATERIALE OCCORRENTE: 1 serie completa di friend BD dal n°0.3 al n°4, duplicare dal n°0.3 al n°1, cordoni e fettucce, qualche chiodo e il martello. A inizio stagione la cengia del Ghicet di Sea potrebbe essere ancora innevata, nel qual caso è indispensabile avere piccozza e ramponi per la discesa dalla punta e per l’attacco. Altrimenti la si percorre tranquillamente senza particolare attrezzatura (difficoltà EE).
l’attacco
AVVICINAMENTO: da Forno Alpi Graie percorrere la strada che porta al Santuario della Madonna Nera parcheggiando al bivio della ripida diramazione che sale nel Vallone di Sea. Salire fino al fondo della stradina e proseguire sul sentiero n°308 per il bivacco Soardi-Fassero e il bivacco Aquilotto al Gias Nuovo
Superato l’alpeggio di Balma Massiet (1500m) si giunge all’Alpe di Sea, a quota 1785m, dove c’è il bivio con il sentiero n°309 per il Passo dell’Ometto (fin qui circa 1h30’). Volendo effettuare la gita in giornata si prende questa diramazione e la si segue fino a quota 2250m circa dove si incontra un grande masso con delle paline indicatrici. Sulle paline non viene riportata l’indicazione per il Ghicet di Sea ma vi è una scritta sul masso, in vernice rossa un po’ sbiadita. Da qui inizia il sentiero n°310 per il Ghicet di Sea. Lo si percorre seguendo qualche sporadico segnavia rosso e degli ometti, nella parte alte si ritrovano dei segni bianchi e rossi che adducono all’inizio della cengia camminabile. Questa, tagliando tutto il versante verso destra, porta al Ghicet. La si imbocca e la si segue per un centinaio di metri fino a un inconfondibile piccolo colle dove dalla parte opposta la traccia scende leggermente. Quota 2470m circa. Ometto. Qui attacca la via.
la parte bassa…nella nebbia
Si consiglia tuttavia di andare a pernottare al nuovo bivacco Aquilotto al Gias Nuovo. Dal bivio si traversa quindi il torrente sul ponte, si costeggia l’Alpe di Sea e si sale al vasto e bellissimo pianoro soprastante dove si trova il bivacco (circa 25m dal bivio), a quota 1888m. Acqua in abbondanza vicina al bivacco. Essendo il bivacco sprovvisto (oggi, 2020) di materassi e coperte bisogna portarsi materassino e sacco a pelo. La mattina si torna in breve al bivio (dove è possibile nascondere materassino e sacco a pelo) e si sale all’attacco.
NOTE: la via è stata salita in una giornata molto nebbiosa, pensando di ripetere la Grassi-Vittoni e attaccando nel punto che sembrava più logico e migliore. In realtà la Grassi-Vittoni passa più a destra. Salendo abbiamo invece incrociato, nella parte centrale di roccia migliore, la via “I Rossi di Sea” di Blatto-Pinto che però poi esce a sinistra. Ne è uscita una via d’ambiente, riservata esclusivamente agli amanti del genere, in un luogo solitario e severo, su roccia a tratti ottima e a tratti pessima. Fare una relazione dettagliata è piuttosto complicato ma la via è tutto sommato molto logica e lineare seguendo il percorso più evidente fino alla vetta. Via nel complesso pericolosa che richiede un’ottima capacità di movimento e lettura della roccia marcia a blocchi.
parte centrale della via
DESCRIZIONE VIA:
Parte bassa: lo zoccolo. Si attacca esattamente dal piccolo colletto a quota 2470m sulla cengia del Ghicet su rocce articolate frammiste a erba. Si sale per alcune lunghezze seguendo sempre la linea logica dello sperone. Le difficoltà sono modeste, di II e III/III+, ma conviene prestare cautela vista la qualità della roccia. Si sale circa un centinaio di metri di dislivello ma complice il terreno e la poca inclinazione si fanno già parecchi tiri.
Parte centrale. A un certo punto, dopo un placcone articolato, si arriva su una cengia sovrastata da una zona più ripida. Ci si sposta a sinistra sul filo di cresta a un terrazzino dove si sosta (prevedere chiodi), all’inizio di una spalla rocciosa che forma una crestina che ascendendo da sinistra a destra porta contro al risalto più ripido. La si percorre e si sale per rocce molto rotte e blocchi alla base di una ripida parete biancastra, dove si sosta (da questo punto consigliabili le scarpette). Da qui si sale leggermente a sinistra su roccia pessima, si tralascia una sorta di spaccatura sulla destra, che sembra portare sul filo dello sperone di destra, e si traversa a sinistra a una comoda terrazza alla base di un diedro-canale. Sosta. Si risale il diedro-canale su roccia ancora pessima e pericolosa ma tutto sommato ben proteggibile fino a ribaltarsi su una bella terrazza abbattuta e pietrosa (tiri sul IV/V ma difficilmente gradabili vista la qualità orribile della roccia). Sosta. Si risale per una lunghezza di corda, ascendendo verso destra, la placca che si ha di fronte, fin sotto a una ripida parete di serpentino rossastro, adesso ottimo e solcato da una evidentissima fessura. Si trova qui un piccolo ometto, fatto a suo tempo da Blatto, per indicare il tracciato della sua via. Sosta. Si traversa brevemente a destra a un comodo terrazzo da cui è ben visibile la parete soprastante. A destra si innalzano ripide placche, a sinistra invece, sopra la direttrice dell’ometto, la parete è più articolata e solcata da una fessura che adduce alla terrazza superiore. Si sale per gradoni fino ad afferrare la fessura che si segue fino al suo termine (V/V+ su roccia ottima). Qui si traversa decisamente a sinistra verso il filo di spigolo. Sosta. Il tiro successivo (roccia ottima) è in comune con la “I Rossi di Sea” e vi si trova l’unico chiodo di via, un Cassin grigio. Questo passaggio è gradato 6A+ e subito dopo ne segue un altro di nuovo difficile e poco proteggibile (portarsi un chiodo a lama molto corto). Si arriva su un terrazzino con ometto. Sosta. Da qui la via di Blatto va a sinistra. Si sale invece verso destra (V, ancora su roccia molto buona), dove la linea sembra più logica, verso un pulpito che forma una spaccatura a fil di cielo. La si vince con arrampicata strana (V+) e si sosta in una zona più abbattuta.
Parte alta: l’uscita. La via ora diventa obbligata e molto evidente. Davanti si innalza ripido e strapiombante il castello finale di vetta. L’unica possibilità per uscire è verso destra. Con un tiro si risale ascendendo verso destra la facile placca che si ha di fronte, di roccia ancora abbastanza buona. Sosta. Si sale facilmente fin contro alla parete e quindi si traversa in leggera discesa a destra (roccia cattiva, a blocchi), alla base della ben visibile lunga lama-spaccatura biancastra che porta alla sommità. Sosta. Si attacca la lama su roccia orribile e con arrampicata esposta in traverso ascendente fino a una nicchia (prestare la massima attenzione, la gradazione è quasi impossibile, fosse di roccia buona potrebbe essere un V/V+). Sosta. Superare la strozzatura strapiombante chiusa da un masso e uscire sulla destra su terreno via via più facile fino a sbucare poco sotto la vetta. Sosta, quota 2870m circa. Per una facile cengia si arriva a pochi metri dalla vetta vera e propria.
il traverso della terzultima lunghezza, a destra si vede la lama-fessura di roccia marcia
DISCESA:
Si scende verso l’antecima della Rossa e quindi seguendo tutto il crinale ci si porta alla sella del Ghicet di Sea (ben visibile dall’uscita della via). Contare circa 1 ora. Si scende il primo largo canalone fino ad arrivare sulla cengia vera e propria. Percorso segnalato da bolli rossi e bianco-rossi, a metà cengia si trova anche un breve tratto attrezzato con due pezzi di corda fissa. In circa mezz’ora si torna all’attacco. Da qui si segue a ritroso il percorso di salita fino ad innestarsi sul sentiero di Sea. Dalla punta a Forno contare 4h30’.