Ma così tardi?
Il Camisa sembra ripetere come un mantra questa frase tutte le volte che combiniamo una gita con gli sci. Anche questa volta.
Effettivamente non ha tutti i torti: è marzo, la giornata è stupenda, il pendio che vogliamo scendere prende sole fin dal mattino…..forse un ritrovo più consono ai canoni dello scialpinismo non sarebbe stato male.
Ma ormai siamo a Mondrone, guardando in alto la neve sembra esserci e così iniziamo a risalire a piedi la strada sterrata che porta all’Alpe Pian Prà.
Invero qualche dubbio ci coglie.
Di neve sotto ce n’è ben poca. Chissà se davvero dal dosso dove sorge l’alpeggio la situazione cambierà?
Quasi pensiamo di scendere e andare sul versante opposto, alla Ciorneva.
Ma ci incuriosisce troppo salire di qua.
Sappiamo bene che è uno di quegli itinerari effimeri, difficilmente in condizioni.
O è pericoloso o l’esposizione meridionale fa fondere la neve assai in fretta.
E’ l’11 marzo e marzo è un mese perfetto per lo sci, non fa ancora troppo caldo ma al contempo il sole ha già consolidato molti pendii, la neve tiene bene anche se non si scende all’alba, non come quei marcioni dove si galleggia a fine aprile o maggio.
Così fiduciosi saliamo, tagliando, dove possibile, i tornanti della strada poderale.
All’alpeggio la situazione cambia. La neve c’è e sembra anche di ottima qualità.
Rallegrati e sollevati da questa constatazione calziamo gli sci e iniziamo la salita, via via su pendii più sostenuti.
Voltandoci ogni tanto indietro, per ammirare il panorama o per fare una foto, notiamo sul versante opposto, proprio davanti a noi, il Monte Rosso d’Ala.
E’ lì che troneggia imponente ed in primo piano, è a nord ed è ancora ben innevato.
Chissà se da davanti è sciabile?
Sarebbe bello sciarlo arrivando direttamente a Mondrone
Un plateau sospeso e poi?
Una lunga diagonale sembra unire la parte alta a Mondrone…….
Un lungo canale.
Sembra molto bello, sicuramente estetico.
Ci andiamo domani?
Ecco allora che il presente comincia a proiettarsi nel futuro.
Raggiungiamo la cima orientale della Leitosa scendendone il suo bel pendio triangolare.
Dovremmo essere contenti di questa gita particolare, praticamente sconosciuta.
Una chicca, e non solo delle Valli di Lanzo, tanto la sciata e l’estetica sono stupende.
Eppure invece siamo già completamente proiettati all’indomani.
Siamo di nuovo in tre, mio fratello, il Camisa ed io. Siamo di nuovo a Mondrone. Ieri guardavamo a sud, oggi i nostri occhi sono invece puntati a nord. Abbiamo anche un binocolo e iniziamo a guardare il “nostro” canale. Sembra proprio bello. Lo guardiamo bene, cerchiamo di capire bene dove si deve prendere l’ingresso. Abbiamo infatti deciso di non risalirlo ma di seguire l’itinerario della normale, scendendolo poi “a vista”. Sappiamo però bene che ciò che da qui sembra chiaro quando saremo là, sul plateau sospeso, non lo sarà più. Dobbiamo provare a prendere dei riferimenti per non sbagliare l’ingresso.
Poi partiamo. Oggi il tempo è decisamente cambiato, una pesante nuvolaglia copre il cielo.
Chissà come sarà la neve?
Facciamo poca attenzione alla neve che troviamo nel vallone che conduce alla Ciorneva, tanto da qui non scenderemo. L’itinerario è lungo, a quota 2280m lo abbandoniamo e traversiamo a sinistra verso il panettone finale del Monte Rosso.
Dossi, canalini e valloncelli ci portano sotto la pala finale.
Calziamo i ramponi.
Il pendio è ripido e la neve molto dura.
Uhmm…speriamo non sia così anche di là…
Una vaga apprensione ci coglie, via via che la discesa si fa più vicina…
Il Monte Rosso…
Siamo quasi in vetta, i ricordi si affollano nella mente… quanto tempo che non saliamo qui… saranno 27 anni o giù da lì. Era estate allora ed eravamo partiti da Pian Belfè, la sera arrivammo appena in tempo per prendere l’ultima corsa della seggiovia, evitandoci così la discesa fino ad Ala di Stura.
E’ bello ritrovarsi dopo tanti anni su questa cima, questa volta nella stagione invernale, sotto queste nuvole che sembrano quasi voler trattenere i ricordi non disperdendoli nello spazio.
Siamo in vetta.
Oggi non abbiamo fretta, certo il caldo non verrà a rammollire la neve.
Non c’è propria alcuna fretta e ci godiamo questi istanti.
Ci prepariamo lentamente, seguendo quello che è un rito…..le pelli, la chiusura degli scarponi, il riporre i ramponi, il controllo degli sci…..
Gli attacchi sono ben chiusi.
I bastoncini ben saldi nelle nostre mani.
Il Camisa parte.
Sciatore dalle doti eccezionali, si ferma sul primo ripido pendio costellato di massi sporgenti.
Salta, una curva da fermo perfetta.
Una e poi un’altra, esce da quel labirinto. In un attimo è in fondo al primo pendio più ripido.
Noi seguiamo. Con meno eleganza e maestria, ma arriviamo pure noi in fondo.
Adesso si apre davanti a noi un pendio bellissimo, solo moderatamente ripido, il grande plateau sospeso.
La neve qui è molto bella, ce ne stupiamo quasi, non l’avremmo mai detto, e invece è perfetta, divertentissima.
Inanelliamo una curva dopo l’altra, una serpentina e poi ancora una.
Ci avviciniamo velocemente al bordo inferiore del vasto catino.
Adesso è ora di capire dove si trova l’imbocco del lungo canale finale.
Lo troviamo abbastanza agevolmente.
Il primo pezzo è ancora largo e ben sciabile. C’è solo un tratto, appena sotto, che ci lascia ancora qualche dubbio. Si tratta di un passaggio obbligato, che dà accesso al canale vero e proprio, in prossimità di una grotta.
Da Mondrone non siamo riusciti a toglierci completamente il dubbio.
Si passerà bene?
Bisognerà togliere gli sci?
Arriviamo al passaggio obbligato, un saltino di roccia con sopra un po’ di neve. Una stretta cornice porta sotto la grotta. Sotto si apre il ripido budello del canale.
Senza togliere gli riusciamo con cautela a traversare sulla poca neve residua, un breve salto e siamo al centro del budello.
Bellissimo.
Adesso il canale è continuo, lineare, non presenta più alcuna interruzione.
Passiamo a fianco del gigantesco monolite che forma una specie di testa, ben visibile dalla piazza di Mondrone. L’ambiente è magnifico e suggestivo.
La sciata superlativa.
Ripida e continua ma mai esasperante.
Puro divertimento.
Nella parte inferiore il canale si allarga sfociando nel torrente, è lisciato dalle grandi valanghe che hanno accumulato la neve a livello dell’acqua.
L’ultimo dubbio: il torrente… si passerà bene?
Ogni preoccupazione si rivela nuovamente infondata, il torrente si passa senza alcuna difficoltà.
Ci cambiamo vicino all’acqua, a una meravigliosa pozza con l’acqua dai colori verde e blu.
Il canale sembra quasi specchiarsi dentro.
Ci chiediamo come mai nessuno, almeno così sappiamo, aveva mai sceso in precedenza questo itinerario, così estetico e diretto.
Una gita che, come recitano alcuni libri, “merita di diventare una classica”.
Luca Enrico