di Marco Blatto
Era il mese di luglio del 1984 quando Marco Casalegno ed io facemmo le prime frecce di vernice bianca sui massi di Polvere di Stelle, presso il pianoro di Balma Massiet nel Vallone di Sea.
Così Gian Piero Motti aveva chiamato quel caos di blocchi disseminati ai piedi della Reggia dei Lapiti e del Trono di Osiride, e così avevamo inteso ricordarlo a un anno della sua scomparsa. La prima mappatura dei passaggi, pochi a dire il vero, recava appunto la dicitura “dedicato a Gian Piero Motti”.
Nessuno di noi due era un “sassista” e nessuno lo diventerà seriamente in seguito, ma giocare sui massi era una possibilità che da Balme di Cantoira a Forno Alpi Graie ci permetteva di famigliarizzare sempre di più con la roccia, sicuramente ispirati dalla pubblicazione “Sassismo spazio per la fantasia” di Gian Carlo Grassi.
Da quel lontano 1984 il circuito si è potenziato notevolmente, con il contributo di molti specialisti del bouldering moderno, che oggi con disinvoltura passano dalla “plastica” alla roccia.
Polvere di Stelle, così, conta oggi circa ottanta passaggi dal 4 al 7c. Polvere di Stelle, inoltre, è diventato anche il leit motiv de primordiali “raduni” in Sea, che fin dal 2009 hanno attirato la curiosità di molti appassionati di questa disciplina.
Come diceva Gian Carlo Grassi “Sea è una fonte inesauribile di scoperta, basta guardarsi intorno con occhi sempre nuovi”, ed è così che da circa due anni ho iniziato a girovagare tra i sassi più alti di Sea, da solo o in compagnia, al cospetto della magnifica e imponente parete nord dell’Albaron di Sea.
In questo immenso pianoro, adagiato su uno degli antichi gradini glaciali della valle, vi sono disseminate decine di blocchi di varia cubatura e forma. Addirittura, fatto piuttosto raro, la discontinuità litologica della zona regala massi geometrici di gneiss occhiadino alternati a “movimentati” blocchi di serpentinite, questi ultimi maggiormente diffusi sulla destra idrografica.
Il fondo erboso e l’altezza non eccessiva di molti passaggi, renderebbe addirittura possibile la scalata senza crash–pad, in ogni caso sempre consigliato. Frutto di molte giornate immersi nel silenzio dei Piani di Sea, sono per ora una trentina di passaggi ripuliti e saliti, ma è solo l’inizio di un altro capitolo delle “Storie di Sea”.
Il recente bivacco collocato presso il Gias Nuovo, ancora in fase di completamento, se poco utile ai fini alpinistici potrebbe invece diventare una base di appoggio per chi volesse fermarsi a esplorare quest’universo di piccoli e grandi frammenti rocciosi.
E mentre già stiamo lavorando a una guida esaustiva di tutti i massi della Val Grande, sogniamo giornate autunnali all’ultimo sole di Sea, quando quassù tutto diviene rossastro, brullo e odora di “antico”, regalando incredibili emozioni e visioni sempre nuove. Sì perché, com’è stato scritto più volte, Sea è “strega”…